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Maria Addolorata

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L’Addolorata. Statua settecentesca venerata a San Severo.

Maria Addolorata (o Maria DolorosaMadonna AddolorataL’Addolorata oppure Madonna dei sette dolori) (in latino Mater Dolorosa) è un titolo con cui viene molte volte chiamata ed invocata dai cristiani Maria, la madre diGesù.

Il titolo si basa su alcuni momenti della vita di Maria raccontati dai Vangeli.

Tradizionalmente, dalla lettura dei Vangeli, i cristiani hanno enucleato sette dolori affrontati da Maria.

Il culto dei sette dolori di Maria

Beata Vergine Maria Addolorata. Statua conservata a Castellaneta.

I) Profezia dell’anziano Simeone sul Bambino Gesù
Nel Vangelo secondo Luca il vecchio Simeone preannuncia a Maria le difficoltà che dovrà incontrare e superare
« Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre: Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l’anima. »   (Luca 2,34-35)
II) La fuga in Egitto della Sacra famiglia
Maria e Giuseppe devono fuggire in Egitto per mettere in salvo il loro figlio Gesù durante la persecuzione di Erode(2,13-21).

Maria Addolorata. Statua conservata aŻejtunMalta.

III) La perdita del Bambin Gesù nel Tempio
Quando Gesù ha 12 anni Maria e Giuseppe lo perdono per tre giorni nel Tempio di Gerusalemme (2,41-51)
IV) L’incontro di Maria e Gesù lungo la Via Crucis
Quando Gesù sale al Calvario portando la croce Maria lo incontra (Vangelo secondo Luca 23,27-31)
V) Maria ai piedi della croce dove Gesù è crocifisso
Il Vangelo secondo Giovanni riporta che Maria si ferma sotto la croce sulla quale è crocifisso Gesù:
« Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco il tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa. »   (Giovanni 19,25-27)
VI) Maria accoglie nelle sue braccia Gesù morto
Dopo che Gesù è morto e deposto dalla croce Maria lo accoglie tra le sue braccia prima che venga sepolto (27,55-61).
VII) Maria vede seppellire Gesù
Maria è presente quando Gesù viene deposto nel sepolcro da cui risorgerà dopo tre giorni (23,55-56).

Le origini del culto

La devozione alla Vergine Addolorata si sviluppa a partire dalla fine dell’XI secolo, con un primo cenno a celebrazioni dei suoi 5 gaudi e dei suoi cinque dolori, simboleggiati da 5 spade, anticipatrici della celebrazione liturgica istituita più tardi. Quando un ignoto scrisse: Il Liber de passione Christi et dolore et planctu Matris eius iniziano le composizioni sul tema del Pianto della Vergine. Poi nel XII secolo, anche a seguito di apparizioni della Madonna, si ebbe un incremento di questo culto e la composizione dello Stabat Mater attribuito a Jacopone da Todi.

Ma la sua storia ha un inizio preciso: il 15 agosto 1233, quando sette nobili fiorentini iscritti all’Arte dei Mercanti e poeti-attori della compagnia dei Laudesi erano soliti esprimere il loro amore a Maria in laudi davanti un’immagine dipinta su parete di una via, come i giullari facevano con la donna amata. Improvvisamente videro l’immagine animarsi, apparire addolorata e vestita a lutto per l’odio fratricida che divideva Firenze. Questi giovani gettarono le armi, indossarono un abito a lutto, istituirono la compagnia di Maria Addolorata, detta dei Serviti e si ritirarono in penitenza e preghiera sul Monte Sanario.

Alle origini essi pregarono la Vergine gloriosa regina del cielo perché Maria era nella gloria, e la vedevano vestita della sua storia terrena di sofferenza e di privazione – l’abito di vedovanza, segno della sua passione sul Calvario. Con il passare dei secoli queste motivazioni dettero origine a varie espressioni di devozione: la Madonna ai piedi della Croce; la Compagnia dell’abito; la Confraternita dei Sette Dolori approvata da Roma nel 1645; il Terz’ordine; la Corona dell’Addolorata; le varie Congregazioni femminili all’Addolorata, ecc. Tra il 1668 e il 1690 le iniziative di culto da parte dei Servi di Maria favorirono la diffusione del culto della Madonna dei Dolori. Intanto il 9 giugno 1668 la S. Congregazione dei Riti permise all’Ordine di celebrare la messa votiva dei Sette Dolori della Beata Vergine. Nel relativo decreto si faceva menzione del fatto che i Servi di Maria portavano l’abito nero in memoria della vedovanza di Maria e dei dolori che essa sostenne nella passione del Figlio.

Inizialmente il culto dell’Addolorata era collegato alla Settimana Santa, poi è nata la sua festa, originariamente celebrata il venerdì prima della Settimana Santa o dopo la Pasqua ed infine al settembre. Ancor oggi in alcune località è festeggiata alle antiche date.

Il culto dell’Addolorata e poi anche sottolineato dalle diffusione delle preghiere a Maria Addolorata e dalla recita del rosario dei sette Dolori, specialmente nella Settimana Santa.

I simboli

I simboli che meglio identificano questo tipo di immagine sono: una, cinque o sette spade conficcate nel cuore, a volte evidenziato con sopra una fiamma; il fazzoletto in mano; il vestito viola o nero del lutto; il volto ovale, inclinato e rivolto a cielo, occhi grandi, bocca piccola da cui traspare la dentatura e mani giunte con dita intrecciate. Meno frequentemente ha in mano la corona di spine. Soprattutto nelle statue spagnole, spesso il viso della Madonna e solcato dalle lacrime. Ma sono anche immagini dell’Addolorata: le Pietà e le Madonne Piangenti, e quelle della crocifissione, deposizione e sepoltura con Maria, con o senza la presenza degli altri simboli.

I nomi dell’Addolorata

Nelle aree di lingua o influenza italiana

Maria o Mater Dolorosa o Dolorosa, Maria Desolata, Maria dei Sette Dolori, Beata Vergine del Pianto, Maria delle Lacrime o del Pianto, Maria della Pietà e Beata Maria Virgo Perdolens

Nelle aree di lingua o influenza spagnola

Virgen de las Angustias, Virgen de los Dolores, La Dolorosa, Virgen de la Piedad, Virgen de la Soledad, Virgen de la Amargura, Maria Dolores, Virgen de la Dolorita o la Dolorita e Viernes de Dolores.

Nelle aree di lingua o influenza francese

Notre-Dame des Sept Douleurs, Notre-Dame des Douleurs, Vierge de Piété, Notre-Dame de la Miséricorde, Notre-Dame du Soledade, Notre-Dame des Angoisses, Notre-Dame des Larmes, Notre-Dame du Calvaire, e Notre-Dame du Pranto.

Nelle aree di lingua inglese

Virgin Mary of Seven Sorrows, Our Lady of the Seven Dolours o Lady of Sorrows, Lady of Pain, Mary’s Sorrows, Mother of Sorrows e Sorrowful Mother.

Bisogna tener presente che a volte lo stesso nome cambia significato o sfumatura a seconda della località e del momento liturgico dando luogo a feste legate ad eventi locali o ad altre ricorrenze. Questo è particolarmente vero per la Madonna delle Lacrime o del Pianto che a volte è festeggiata il 24 gennaio.

Le date più importante del culto

Le origini
  • nel 1221 viene costruito nel monastero di Schonau il primo altare dedicato alla Mater Dolorosa
  • nel 1233 viene fondata la Compagnia di Maria Addolorata, detta anche dei Servi di Maria o dei Serviti
  • nel 1236 i 5 gaudi e dolori sono diventati 7
  • nel 1250 i Serviti arrivano in Lombardia e nel 1277 in Germania
  • nel 1304 approvazione della la regola dei Servi di Maria
  • nel XIII-XIV secolo i Servi di Maria tedeschi mettono la celebrazione dei dolori di Maria al sabato Santo e diffondono la liturgia della Compassione di Maria ai piedi della croce.
L’Addolorata e la Settimana Santa
  • nel XV secolo, prime celebrazioni nelle liturgie pasquali
  • nel 1414 il vescovo di Colonia aggiunge, a questa liturgia, la processione
  • nel 1423 il sinodo di Colonia stabilisce la celebrazione nel III venerdì dopo Pasqua.
  • nel 1446 sono fissate le modalità della recita della corona dei sette dolori
  • alla fine del XV secolo Carlo V ordina tre dipinti per spiegare i sette dolori al popolo analfabeta e li espone nella chiesa di Burgos, sede della confraternita della Madonna Addolorata.
  • nel 1506, alla morte improvvisa del marito Felipe I, la regina Juana da vita alla processione dell’Entierro (sepoltura).
Madonna del Pianto
  • nel 1546, in una via di Roma, un dipinto con l’immagine della Madonna versa lacrime e nasce il culto di Maria del Pianto che si diffonde nelle Marche a cominciare da Fermo
San Carlo Borromeo
  • nel 1560-1584 nel sud Verbano si ha un particolare sviluppo della devozione dell’Addolorata, per opera di san Carlo Borromeo, ma poi anche nel sud arriva la sua influenza come dimostra la fondazione nel 1615 della Confraternita di San Carlo Borromeo a Sessa Aurunca di Caserta per gestire le processioni della Settimana Santa
Le confraternite
  • nel 1590 a Palermo fondazione Confraternita Nostra Signora de la Soledad.
La festa a settembre
  • nel 1600, per opera dei Serviti, si diffonde la processione e la festa dell’Addolorata nella terza domenica di settembre.
  • nel 1667 c’é l’approvazione ufficiale del culto di Maria dei sette Dolori
  • nel 1668 viene approvata la Messa votiva dei Sette Dolori
Il Miracolo delle tre stelle ed altri eventi
  • il 30 maggio 1678 avviene a Varese il Miracolo delle tre stelle
  • nel 1686 ad Agrigento è fondata l’Arciconfraternita di Maria S.S. dei Sette Dolori.
  • nel 1694 nasce la Confraternita della Madonna dei Sette Dolori a Serra San Bruno di Catanzaro
  • nel 1714 viene approvata la celebrazione dei Sette Dolori al venerdì precedente la domenica delle Palme
  • nel 1735 Filippo V estende la festa dell’Addolorata a tutti i suoi domini
  • nel 1735 i Serviti istituiscono e diffondono la Via Matris
Una festa universale
  • nel 1750 Filippo V di Spagna stabilisce per il tutto il regno la festa dell’Addolorata al 15 di settembre
  • nel 1913 Pio X fissa la data definitiva della festa al 15 settembre, subito dopo la celebrazione dell’Esaltazione della Croce col nome: Beata Vergine Maria Addolorata.

Diffusione del culto

L’Addolorata (Tissot)

Il culto dell’Addolorata è stato diffuso in tutta Europa e successivamente in tutto il mondo, dai Serviti e poi anche dai francescani ed è divenuto uno dei culti più diffusi. Ebbe sviluppi diversi comunque legati alla Passione di Gesù. In Spagna e nei suoi domini ha prevalso l’aspetto pubblico e spettacolare la processione dell’Entierro (sepoltura) con la statua dell’Addolorata e, spesso, anche con altre figure, mentre in Germania e nelle aree limitrofe, ha prevalso un culto più severo espresso dalle Vesperbild, origine delle Pietà.

Ebbe inoltre un forte impulso da fatti straordinari come: la Madonna del Pianto a Roma nel 1546, il miracolo delle tre stelle nel 1678 a Varese; le apparizioni mariane di: Steinbach (1730), Lipsia (1813), Castelpetroso (1888), Quito(1906), Fatima (1917), Kibeho (1981), Akita (1971) e Cuapa (1980) che fanno espliciti riferimenti alla Vergine Addolorata.

La Spagna e il culto dell’Addolorata

Il grande sviluppo che ha avuto il culto della Vergine Addolorata in Spagna, dove era stato portato dai Serviti, si ha in particolare dal 1506, con la processione dell’Entierro. Poi è diventata il suo più importante centro di diffusione nel mondo. Oggi un importante patrimonio di statue, un gran numero di confraternite e una grande passione permettono la celebrazione di numerose e fastose processioni durante tutto l’anno e in numerose località. Le statue spagnole si caratterizzano quasi sempre per il vestito molto sfarzoso, spesso coi colori del lutto nella Settimana Santa, col cuore in evidenza trafitto da spade e con sopra un fuoco, la testa ritta e piangente, un aspetto piacente, popolare, più simbolico che realistico. Le più famose processioni sono quelle della regione dell’Andalusia a Siviglia e Loja (Granada); della Castilla-La Mancha a Ciudad Real, Hellin (Albacete), della Castilla y Leon aLeon, Salamanca; della Region de Murcia a Cartagena e Lorca.

Le congregazioni dell’Addolorata

In relazione alla diffusione della devozione ai dolori della Vergine, numerose famiglie religiose hanno inserito nel loro titolo un riferimento a Maria Addolorata: iFigli della Madre di Dio Addolorata; le Figlie della Beata Vergine Maria Addolorata; le Filippesi Figlie di Maria Addolorata; le Maestre Pie dell’Addolorata; leReligiosi Terziari Cappuccini di Nostra Signora Addolorata; le Suore dell’Addolorata e della Santa Croce; le Suore Missionarie del Sacro Costato e di Maria Santissima Addolorata; le Suore della Santa Croce e dei Sette Dolori; le Suore della Santissima Madre Addolorata; le Suore Minime dell’Addolorata; le Suore Serve di Maria Santissima Addolorata.

Il culto in Italia

Nel sud, si sono sviluppati e durano sino ai nostri giorni i culti legati alla Settimana Santa. Anche nel nord, dove la Spagna fu presente in alcune aree sino al1714, si erano sviluppati gli stessi culti anche per l’opera di san Carlo Borromeo soprattutto nell’arcidiocesi di Milano (1560-1584), che allora si estendeva sino alCanton Ticino e alla provincia di Novara. Poi nel 1846 l’Austria proibì definitivamente, per motivi politici, tutte le processioni, salvando solo quella del Corpus Domini. Oggi, salvo rare eccezioni, si effettuano processioni solo a settembre e dove l’Addolorata é patrona. Nella Settimana Santa è spesso presente nelle Vie Crucis.

I santuari dell’Addolorata in Italia

I santuari sono centri importanti per il culto dell’Addolorata. Se ne trovano 40 al Nord di cui 15 nell’antico territorio dell’arcidiocesi di Milano, 8 nel centro, 18 nel sud e 12 in Sicilia.

Tra i più famosi non solo per l’Italia ci sono quelli di: Bologna presso la Basilica di Santa Maria dei ServiRhoBergamoRifianoCastelpetrosoBisceglie,LecceTarantoPalermoSiracusaScicliSpiazzi.

Il culto dell’Addolorata nel nord d’Italia

Il culto alla Vergine Addolorata inizialmente diffuso dai Servi di Maria, e oggi presente in alcune aree ma in buona parte è stato sostituito da altri culti a Maria resistendo, soprattutto dove è patrona o esistono confraternite, con la festa di settembre.

In ogni regione ci sono località particolarmente dedicate a questo culto ma è soprattutto diffuso nel Varesotto, Bergamasco, Novarese, Lecchese, Liguria Emilia e Romagna. Ad Appiano Gentile vi è una chiesa dedicata all’ Addolorata dove ogni 17 di Agosto si ricorda la grazia ottenta nel 1793, detto anche miracolo della pioggia.

Il culto dell’Addolorata nel centro Italia

Inizialmente il culto dell’Addolorata si è diffuso per opera dei Servi di Maria soprattutto nella parte più settentrionale, mentre nella parte più meridionale, allora dominio spagnolo, e stato diffuso dalla soprattutto con il rito dellEntierro o Cristo Morto. Poi il legame particolare con Roma e alcuni avvenimenti hanno fatto percorrere anche strade autonome. Tra questi vanno certamente annoverati quelli del santuario della Madonna Addolorata di Castelpetroso, molto probabilmente il più noto nel mondo per l’opera dei frati francescani e la tradizione della Madonna del Pianto con il suo centro a Fermo. Spesso il culto dell’Addolorata si sovrappone a quello con le lacrimazioni di Maria. In Toscana, a partire dal 1484, e soprattutto del Cinquecento, le cronache parlano di immagini della Vergine che hanno pianto o lacrimato sangue.

Il culto dell’Addolorata nel Sud e nelle Isole d’Italia

La devozione per l’Addolorata, tra le popolazioni mediterranee, è tra quelle più sentite tra i culti mariani, forse perché la mostra nella sua condizione più umana. La Sicilia è sicuramente la regione in Italia più importante per il culto dell’Addolorata. Anche in Puglia ci sono importanti presenze. In queste regioni molto importante è il ruolo delle confraternite. La ricchezza e la varietà dei riti e delle feste dell’Addolorata trovano la loro massima estensione nella Settimana Santa.

La vicenda del dolore di Maria si intreccia con le vicende della Passione. Alcuni dei riti sono diversi da paese a paese, ma quasi tutti ripropongono lo schema dell’Entierro al venerdì Santo preceduto al giovedì dalla processione dedicata all’Addolorata. Nelle processioni, oltre al Cristo Morto e all’Addolorata, compaiono spesso le Varette e le Vare ossia piattaforme, di norma trasportate a spalla, dove sono rappresentate scene della Passione. A settembre i suoi festeggiamenti sono diffusi ma le processioni sono rare.

Anche a Secondigliano, quartiere alla periferia nord di Napoli, è presente un santuario dedicato all’Addolorata, per volere di san Gaetano Errico.

Alcune tradizioni in Italia

Ascona di Santo Stefano d’Aveto (GE)

Il paese di Ascona e tutta la sua vita girano intorno al culto della Beata Vergine Addolorata, o come chiamata dai devoti semplicemente “Madonna Addolorata”. Una festa propria viene anche celebrata durante la Settimana Santa: il Venerdì Santo, quando tutta la Chiesa fa memoria della morte di Gesù in croce, la parrocchia di Ascona fa memoria della figura di Maria ai piedi della croce. Nella chiesa parrocchiale dedicata a San Bernardo da Mentone, a tal proposito, ai piedi dell’altare devozionale della “Madonna”, dove viene allestito l’altare della Reposizione, viene posta la statua lignea del Cristo Morto, che sul far della sera viene portata in processione per il paese invocando e pregando la Madre Addolorata. Durante il mese di maggio i parrocchiani si riuniscono a pregare il Santo Rosario. La Madonna Addolorata viene festeggiata solennemente la domenica dopo il 15 settembre, memoria per la Chiesa della Beata Vergine dei Sette Dolori. Tutto il paese adornato a festa accoglie gli abitanti della Valle dell’Aveto che pellegrinanti giungono ai piedi della Statua della Vergine già dalla sera prima, dove hanno inizio i festeggiamenti che tradizionalmente prevedono un coro che si esibisce nella chiesa parrocchiale, la sagra della piadina romagnolo e lo spettacolo pirotecnico. Il giorno della festa nella Chiesa vengono celebrate tre messe: la prima, detta “dell’aurora”; la prima Messa solenne nella tarda mattinata; la seconda Messa solenne nel pomeriggio. Al termine di quest’ultima viene fatta la processione che percorre tutto il paese che vede una numerosa processione di fedeli. Alla fine avviene il bacio devozionale della reliquia, un pezzo di stoffa che la fede popolare vuole appartenuta al manto della Vergine. Anche tale giorno vede una numerosa partecipazione di fedeli, sia alle tre Messe che alle manifestazioni collaterali. Affascinante è la domenica successiva al giorno patronale: la comunità di Ascona, dopo aver condiviso con l’intera vallata la propria solennità, celebra in tono minore la Madonna Addolorata, chiamata in tale giorno “Madunnín”, ossia “Madonnina”. Vengono celebrate Messe solenni e si esegue di nuovo la processione.

Belluno

Antichissima nella città veneta la processione della Madonna Addolorata. Fu la congregazione religiosa dei Servi di Maria che nel 1468 fece costruire all’interno della chiesa gotica di Santo Stefano di Belluno una cappella dedicata al culto dei sette dolori di Maria. Nel 1716 iniziò la già citata processione che ancor’oggi si svolge due domeniche prima di Pasqua. La preziosa Statua della Madonna inizia il suo cammino dalla chiesa di Santo Stefano e prosegue per Piazza dei Martiri, la più importante piazza della città, Piazza Castello, Piazza Duomo, Piazza delle Erbe, Via Rialto, Piazza Vittorio Emanuele II e Via Roma, accompagnata da canti processionali devozionali di tradizione popolare. La statua di Maria presenta cuore trafitto da sette spade, forse simboleggianti i maggiori dolori ai quali tutta l’umanità è soggetta. Correlata alla celebrazione liturgia vi è l’antica Sagra de i fisciot (sagra dei fischietti) che ogni anno presenta centinaia di bancarelle lungo il percoso che da via Matteotti giunge fino alla fine di via Simon da Cusighe attraversando il centro cittadino. Al termine della giornata vi è lo spettacolo pirotecnico per festeggiare Maria e ringraziarla per la sua materna protezione.

Bisceglie

Vergine Addolorata venerata a Bisceglie

Dalla fine del 700 il culto all’Addolorata si è diffuso nella città ne è prova il fatto che dal 1800 abbiamo già i registri della Congrega femminile e nel 1823 gli scritti di una visita pastorale lo attestano. Inizialmente le processioni con la statua dell’Addolorata del venerdì Santo e della terza domenica di settembre, erano tenute dal Capitolo della Concattedrale e dalla confraternita dei Santi Martiri. Dal 1970 è stata fondata la Confraternita di Maria SS. Addolorata in Bisceglie, che nel 2010 ha 210 iscritti, con l’incarico di diffonderne il culto e gestire la processione, portare la statua e preparare i festeggiamenti.

L’abito confraternale è composto da camice bianco con una mozzetta di color panna, cingolo bianco e scapolare con l’effigie della Vergine Addolorata.

Il venerdì Santo durante la processione alla IV stazione della Via Crucis,avviene la rievocazione dell’incontro di Maria con suo figlio condannato alla morte in croce. A settembre la festa è gradualmente introdotta con l’intronizzazione del simulacro della Vergine il I del mese.

Capaci (PA)

Il culto alla Vergine Addolorata a Capaci risale al 1683 anno in cui l’Arciprete Don Stefano Di Martino, donò alla Chiesa Matrice un’immagine taumaturgica della Madonna che acquistò ben presto una sentitissima devozione in seguito a numerosi eventi miracolosi. Nel 1724 venne fondata la Confraternita di Maria SS. Addolorata per promuovere il culto alla Vergine attraverso i Sette Lunedì in preparazione alla prima festa liturgica nella Settimana Santa. Nel 1768 la confraternita, con l’aiuto economico del Vescovo di Mazara del Vallo fece erigere una Chiesa dedicata all’Addolorata. Il Venerdì Santo ha luogo la processione con il bellissimo simulacro dell’Addolorata, scultura ottocentesca di Rosario Bagnasco. La festa del 15 settembre invece è celebrata con le sole funzioni liturgiche in Chiesa.

Castellaneta (TA)

La Confraternita Maria SS. Addolorata di Castellaneta è uno dei più antichi sodalizi della provincia tarantina. Eretta canonicamente da mons. Leonardo Vitetta il29 giugno 1776, era presente sul territorio castellanetano già dal 1740.

L’immagine della Beata Vergine Maria Addolorata si venera nella chiesa di San Nicola, cattedrale di Castellaneta. Essa è collocata in una nicchia con altare attiguo posizionata nella navata destra della chiesa. L’opera, probabilmente di epoca settecentesca di arte spagnola, formata da un busto in legno sostenuta da una gabbia in legno, vestita con abiti di seta nera ricamati in oro per la festività del 15 settembre, ed in sola seta nera per la commemorazione dei riti della Settimana Santa. La statua è stata paragonata alla celebre immagine di Santa Maria de la Esperanza Macarena che si venera in Siviglia.

Comiso (RG)

Simulacro settecentesco di Maria SS. Addolorata venerato a Comiso

Da “Vicende storiche di Comiso” di Fulvio Stanganelli:

« Fino al 1764 la festa di Maria SS. Addolorata consisteva in poche e modeste manifestazioni di culto, organizzate la 3^ domenica di settembre dai sagristi madriciari, davanti a un’immagine appunto dell’Addolorata, venerata in una edicola tuttora esistenteFu appunto in quell’anno (1764) che la Congregazione della Carità, essendosi con permesso vescovile del 4 maggio, trasferita dalla sua sede di S. Biagio alla Madrice, volle dare un segno tangibile della sua esistenza, onorando la sua Patrona nel giorno anzidetto, con illuminazione, processione del Sacramento, benedizione fatta all’aperto davanti a quella nicchia e sparo di petardiNel 1774 i madriciari acquistavano a Napoli una bella statua in legno dell’Addolorata, che accolsero e benedissero nella lor chiesa con grandi tripudi. Il loro scopo era chiaro: celebrare per la loro Madonna una festa vera e propria, cominciando col farla intervenire, il venerdì Santo 28 marzo del 1777, alla processione del Cristo morto dentro l’urnaNel 1803 fu fatta una processione molto più chiassosa degli altri anni, il clou della quale fu sempre d’allora in poi l’intervento dell’ onorata maestranza in tuba, giamberga e torcia, che dava un aspetto imponente e originale a quella religiosa manifestazionePoiché avveniva però spesso che per l’instabilità della stagione, la festa, celebrata nel venerdì di Passione, non riusciva come ai più caldi madriciari sarebbe piaciuto, essi pensarono di trasportarla nella 3^ domenica di Maggio. Il 15 febbraio 1910 l’arcivescovo di Siracusa Mons. Luigi Bignami confermava e disciplinava la detta trasposizionePer questa occasione il maestro Alfio Pulvirenti, direttore della Banda musicale, musicò l’Inno alla Madonna Addolorata, il cui testo era stato scritto dall’arciprete-parroco della Chiesa Madre, Mons.Francesco Rimmaudo».

Lo svolgersi della Festa:

Il primo evento ha luogo il martedì successivo alla Domenica di Pasqua, quando, presso la sagrestia della Chiesa Madre, si insedia il Comitato dei festeggiamenti, presieduto dal Parroco, collaborato dal Vice-presidente, dal Tesoriere e dal Segretario. Non appena viene formato il Comitato, si dà inizio alla prima raccolta dei contributi da parte dei presenti, cui segue il suono festante delle campane e lo sparo beneaugurante e simbolico di sette bombe a cannone.

La domenica che precede la festa si svolge la “Cena”: ogni iniziativa richiede risorse, ed il popolo contribuisce alla festa non solo con offerte in denaro, ma anche con doni in natura, che sono raccolti a cura del comitato organizzatore la mattina e messi all’asta nel pomeriggio della domenica precedente la festa. È un momento atteso dalle persone dei vari quartieri, che spontaneamente preparano tavoli addobbati e pieni di doni. C’è di tutto: pasta, vino, salsiccia, liquori, il nostro tipico formaggio locale (il “cosacavaddu rausanu”), dolci di ogni genere, ortaggi, frutta, carne, ecc. Importante è la figura del banditore al quale è richiesta simpatia ed abilità; la prima, per intrattenere coloro che assistono interessati all’asta; la seconda, per spingere i presenti all’acquisto, elevando il più possibile il livello dell’offerta.

In preparazione della festa, nella Chiesa Madre si svolge un devoto Settenario (detto “a Sittina” composto prima del 1880): si tratta di sette strofe (chiamate in dialetto “spate”) cantate da due tenori ed un baritono in Chiesa Madre al termine della Messa vespertina. Le “spate” raccontano i sette dolori di Maria (1- la profezia di Simeone; 2- la fuga in Egitto; 3- il ritrovamento di Gesù nel tempio; 4- l’incontro di Gesù e la Madre sulla via del Calvario; 5- la Crocifissione di Gesù; 6- la morte di Gesù; 7- la deposizione con la sepoltura) e sono composte da otto ottonari piani, di cui le prime sei musicate a due a due per una voce, mentre l’ultima si canta a tre voci. La “Sittina” si svolge dal venerdì precedente la 2^ domenica di maggio al giovedì successivo. Il venerdì precedente la domenica della festa si svolge, invece, la Via Matris, una processione esterna con il quadro dell’Addolorata, nel corso della quale si canta per l’ultima volta la “Sittina”. Per tutta la durata del Settenario l’Altare Maggiore della Chiesa Madre rimane velato da una pregevole tenda di filet ricamata nel 1928 nel laboratorio della signorina Giuseppina Agosta. Il ricamo è costituito da un grande cuore trafitto da una spada, dai simboli dei quattro Evangelisti e dalle parole di Gesù a Giovanni: “Ecce Mater Tua”.

Il sabato vigilia della festa si tiene la processione detta “a piddiata ro mantu”, ovvero una processione dalla Chiesa di San Biagio alla Chiesa Madre con il prezioso manto di velluto blu notte che avvolge il simulacro, la spada, la raggiera e il fazzoletto che la Madonna stringe tra le mani. A tale processione segue quello che è tra i momenti più attesi e carichi di emozione, nonché suggestivi ed affascinanti della festa: la “Svelata”. È un momento molto atteso da tutti perché dopo un anno il simulacro settecentesco della Vergine Addolorata, gelosamente custodito nella nicchia dell’Altare laterale a Lei dedicato, riappare agli occhi dei tantissimi fedeli che gremiscono la Chiesa. Per l’occasione l’Altare Maggiore su cui viene disposto il simulacro viene adornato da uno splendido addobbo costituito da innumerevoli fiori, tende, stucchi, elementi architettonici appositamente creati, candelabri, ceri e quant’altro occorra a rendere l’addobbo dell’altare un elemento di sorpresa, di fascino e di distinguo della festa. La “Svelata” si celebra all’inizio della Messa pomeridiana e consiste nel ritiro della tenda di filet, accompagnato dal lancio di petali di rose e di volantini in tutta la navata centrale, nonché dallo sparo di una nutrita moschetteria, e dagli entusiastici “Viva Maria Addolorata!!!” che hanno inizio con l’apparire del simulacro dell’Addolorata. Subito dopo la “Svelata”, uno stuolo di voci bianche (circa 150 bambini) canta l’Inno all’Addolorata. È uno dei momenti più vibranti ed emozionanti della festa. Subito dopo l’Inno continua regolarmente la solenne Celebrazione Eucaristica.

L’alba della domenica della festa è salutata dallo sparo di un centinaio di colpi a cannone ed altri artifizi più elaborati, cui risponde il suono gioioso e festante delle campane della Chiesa Madre. Sin dal mattino i fedeli giungono a trovare posto nel vastissimo Duomo della Chiesa Madre per partecipare alla solenne Celebrazione Eucaristica e per fare affidamento alla Vergine Addolorata. Nel pomeriggio si assiste ad un altro momento cloue della festa: “a sciuta”. La Madonna, posta nel suo magnifico fercolo dorato, sospinto con devozione, entusiasmo e senso di appartenenza da circa 100 portatori, esce dalla “Matrice” tra gli entusiastici “Viva Maria Addolorata!!!” dei fedeli, lo scampanìo e il tradizionale “Trionfo di Maria SS. Addolorata” (la caratteristica marcia della festa eseguita dalle bande musicali). Subito dopo l’uscita, il fercolo fa trionfalmente ingresso nella vicina Piazza Fonte Diana, straripante di fedeli, ove il coro di bambini canta nuovamente l’Inno all’Addolorata, seguito dallo sparo di numerosissimi mortai a volantini e da una prolungata moschetteria. Segue poi la lunga processione per le strade cittadine fino alla mezzanotte, al termine della quale segue, come consuetudine e tradizione vuole, un imponente spettacolo pirotecnico, che conclude in maniera entusiasmante la ricca giornata di festa.

Enna

La festa della Madonna Addolorata è organizzata dall’omonima confraternita. La festa è solamente liturgica, infatti non si susseguono processioni il 15 settembre, ma solo Sante Messe. Il simulacro della Vergine Addolorata, invece, viene portato in processione durante il suggestivo e lungo corteo del Venerdì Santo di Enna, dove la Madonna Addolorata si trova al centro delle celebrazioni: dalle Quarant’ore, al sepolcro del Giovedì Santo alla processione solenne del Venerdì Santo, accompagnando il simulacro del Cristo Morto. La vara della Madonna Addolorata ricorda quello della “Macarena” di Siviglia. La statua di Maria, appare con il capo reclinato a sinistra ed un’espressione d’angoscia e dolore impressa sul volto, con le labbra socchiuse in un gemito di disperazione, e le mani, a differenza di quanto avviene in gran parte delle statue mariane, non sono giunte, ma una, la destra, stringe il seno in corrispondenza del cuore, trafitto dal dolore, mentre la sinistra afferra un fazzoletto. Il collo è cinto da una preziosa collana d’argento contenente una reliquia. Fino agli anni settanta, il resto del corpo era invece ricoperto di ex-voto. La Madonna indossa un ampio manto merlato di velluto nero in segno di lutto, e la vara, sormontata da una cupoletta, è illuminata dalle lampadinette, con fiori bianchi ai piedi della statua. Alle 18,15, il fercolo della Madonna Addolorata viene caricato, sempre a spalla dai confrati, sulla grande scalinata del Duomo, e viene posizionato all’interno della cattedrale dove l’attendeva l’urna del Cristo Morto. Seguendo l’ordine sopra descritto, poi, tutti i confrati entrano in Duomo salendo la gradinata centrale e defluiscono, con forte effetto scenico, all’interno della chiesa: attraversando la navata centrale, essi rendono omaggio al Cristo Morto e poi escono dal portale secondario, in tal modo sono pronti per l’inizio della Processione vera e propria. Prima della festa vi è una settimana di preparazione spirituale, anche per i confrati professi e novelli.Il giorno della festa vede in programma la s. Messa sul sagrato della chiesa.

Foggia

Chiesa Beata Vergine Maria Addolorata – Foggia

Beata Vergine Maria Addolorata – venerata nell’omonima chiesa di Foggia

Gli ordini religiosi nel panorama locale si distinguono nell’utilizzare le confraternite come veicolo devozionale, ma si registrano casi in cui la loro promozione è sollecitata e sostenuta anche dall’Episcopato. E’ il caso della Congregazione di Maria SS. dei Sette Dolori, fondata il 31 gennaio 1711 con Bolla di Mons. Emilio Giacomo Cavalieri (1694-1726), Vescovo di Troia e zio di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori. L’abito dei confratelli è composto di un camice (stretto in vita da una cintura di cuoio nero, cui è legata la corona dell’Addolorata) e cappuccio di tela blu scura, con croce di seta bianca sul lato sinistro del petto. Grazie alla generosa munificenza dello stesso Vescovo Fondatore, al contributo dei Confratelli e alle offerte raccolte tra i devoti, è stata costruita dal 1739 al 1741 la Chiesa della B.V.M. Addolorata sul suolo di vecchie case, distrutte dal terremoto del 1731. L’edificio presenta pregevoli motivi architettonici e decorativi in stile barocco. Il 3 aprile 1765 la Congrega ha deliberato di ammettere nella Confraternita le donne, assegnando loro il nome di “consorelle”. Queste vestono con il velo nero e uno scapolare, consistente in un nastro di colore blu, che presenta davanti l’effigie dell’Addolorata e sul retro quella di San Filippo Benizi, patrono del Terz’Ordine dei Servi di Maria. Il 29 marzo 1950, col consenso di Mons. Farina, Vescovo di Foggia, è stato istituito in seno alla Congregazione il Terz’Ordine dei Servi di Maria. Vi sono due momenti importanti di preghiera durante l’anno: il primo, preceduto da un Settenario solenne, si svolge il 15 settembre, memoria della B.V.M. Addolorata; il secondo, preceduto dalla “pia pratica dei sette venerdì”, termina il Venerdì di Passione, memoria dei Sette Dolori della B.V.M. La statua della Vergine Addolorata è posta sull’altare maggiore, proveniente dalla chiesa di San Bernardino dei Frati Minori Osservanti in Troia e acquistato dalla Congrega il 13 febbraio 1815; esce in processione il Venerdì Santo davanti all’urna del Cristo morto, preceduta dai misteri sulla Passione. Al termine della processione, in piazza XX Settembre, i devoti assistono alla Sacra rappresentazione, accompagnata da una musica struggente, dell’incontro tra il Cristo morto e la Vergine Addolorata. Tale evento è molto sentito da tutta la popolazione, che vi accorre in massa.

Gallipoli

Il venerdì antecedente la domenica delle palme la Confraternita di Maria Santissima del Monte Carmelo e della Misericordia diGallipoli celebra la “Memoria di Maria santissima Addolorata”, preceduta dalla “pia pratica dei sette venerdì”, alla quale segue un Solenne Settenario Predicato, e nel giovedì della Vigilia, “l’Ufficio delle Letture” ed il “Canto dei Vespri”. La processione parte alle ore 12 del quinto venerdì di quaresima per recarsi alla Cattedrale di Sant’Agata per la celebrazione della messa da parte del Vescovo della diocesi. Accompagnata dal suono di tromba e tamburo il corteo è aperto dal “pennone” della confraternita, a cui segue la “Croce dei misteri della Passione”, tradizionalmente portata da un sacerdote. Sfilano quindi i membri della confraternita e il clero cittadino con il vescovo, che precedono la statua lignea dell’Addolorata (del 1784), rivestita da un abito nero con ricami dorati e incoronata d’argento, e la reliquia del “sacro legno della Croce” sotto un baldacchino. Alla celebrazione segue l’esecuzione di brani musicali (marce funebri per la processione e ad anni alterni uno stabat mater o un oratorio con preludi per la messa), opera di autori locali e di proprietà della confraternita. La processione si avvia, poi, per il borgo della città, dove fa soste nelle Chiese Parrocchiali con ripetuta esecuzione dell’Oratorio Sacro per fare infine ritorno in serata nel centro storico. Attraversato il ponte seicentesco la Processione fa una sosta in corrispondenza del primo bastione della cinta muraria: il Simulacro di Maria troneggia, in un momento di intensa commozione e di suggestione collettiva, sullo splendido scenario del porto di Gallipoli. L’emozione si fa palpabile quando il Sacerdote benedice il mare con la Reliquia del Sacro Legno della Croce: le sirene delle navi e delle imbarcazioni da pesca ormeggiate sembrano attraversare il cuore delle migliaia di persone che dalla sottostante banchina del porto attendono questo rito.

Gavirate e il Varesotto

Vergine Addolorata venerata a Gavirate

Il culto della Vergine Addolorata inizia nel Varesotto con l’arrivo dei Serviti ad Angera nel 1487 e poi riceve un forte impulso, soprattutto nel basso Verbano, prima a partire dal 1565 per l’opera di san Carlo Borromeo e poi per il miracolo delle Tre Stelle che sarebbe accadutto a Varese il 30 maggio 1678. Questi fatti portarono la diffusione non solo nelle parrocchie dell’arcidiocesi di Milano, che allora arrivava sino alla Svizzera e al Novarese, ma anche nelle case e nelle corti dove ancor oggi si ritrovano alcuni affreschi. Inizialmente si svolgeva la processione dell’Entierro diffusa dalla Spagna, ma poi venne proibita dall’Austria attorno al 1846. Le processioni ripresero agli inizi del XX secolo ma, a parte poche eccezioni come GermignagaRomagnano Sesia e Morbegno, dove tuttora si svolgono processioni nella Settimana Santa, nella maggior parte delle località viene festeggiata dove è patrona a settembre.

A Gavirate la Vergine Addolorata arriva nel 1773 ad opera della omonima confraternita fondata nel 1729 che le costruisce l’attuale cappella e acquista la sua statua unitamente a quella del Cristo Morto. Si ritiene che la statua provenga dal gruppo del Compianto della basilica di san Vittore di Varese, dove viene conservato solo il gruppo centrale datato 1540 ed attribuito ad Andrea da Saronno. Anche a Gavirate si effettuava la processione dell’Entierro come nelle località vicine sino a quando non fu proibita. A partire dal 1906 le processioni riprendono e si effettuano in circostanze particolari e quando la festa cadeva di domenica. Negli ultimi anni viene celebrata ogni anno.

Iglesias

È un giorno tra i più importanti per tutta la cristianità: si commemora l’ultima cena, l’istituzione dell’Eucarestia, del sacerdozio; l’inizio della Passione di Gesù. È un giorno denso di avvenimenti e di significati: due Messe battono il tempo di questa lunga giornata: al mattino quella del Crisma (nella nostra come in tutte le altre cattedrali) e alla sera quella in Coena Domini. Dopo, in tutte le chiese, si legano le campane (si scioglieranno nel Gloria della veglia pasquale del sabato santo), il Santissimo Sacramento viene solennemente riposto in una cappella laterale riccamente addobbata, l’altare della reposizione o i sepolcri, come comunemente vengono chiamati ed infine si esce per la visita alle chiese, o meglio a tali altari dove il Santissimo Sacramento è solennemente esposto. L’addobbo, oltre a veli, tappeti, fiori e candele prevede “Su Nenniri”: vasi nei quali all’inizio della Quaresima vengono seminati grano e lenticchie. Essi cresceranno in perfetta oscurità dando un fogliame bianco-giallastro, arruffato e ricadente per le lenticchie ed eretto per il grano. L’effetto, a parte le vecchie reminiscenze che li riporta ai giardini di Adone, è quello di mitigare il colore dei fiori e dei tessuti, quasi riordinandone la quantità e rendendola attinente al particolare momento. Ad Iglesias è anche il giorno e lo sarà anche domani venerdì Santo, dei Baballottis e delle Matraccas. I Baballottis sono i protagonisti della Settimana santa: bianchi, incappucciati, senza volto e senza tempo, si materializzano in questo giorno; di tutte le età, qualcuno ancora in braccio, qualche altro già nonno da parecchio tempo. Essi invadono le vie del centro storico già prima delle processioni delle quali sono i protagonisti. Il loro appellativo, in sardo animaletto, piccolo insetto, è avvolto nel mistero ma il loro abito ricorda molto quello degli antichi Disciplinanti, o Batus in spagnolo. È un abito penitenziale quindi, da indossare in Settimana Santa. È tarda sera quando dall’oratorio del santo Monte, la chiesa di San Michele, sortisce la processione dell’Addolorata. La Madonna che cerca Gesù prima di essere arrestato, cosi la pietà popolare da giustificazione a questa secolare pratica. La croce e il simulacro della Vergine della Pietà fanno una breve sosta nelle Chiese del centro storico. Fuori il chiasso assordante delle matraccas (specialmente in apertura del corteo is matracconis, enormi) e del tamburo caratteriz­zano la parte iniziale e la staccano dall’ultima parte della processione caratterizzata invece da un silenzio altrettanto invadente, dove i Ger­mani del Santo Monte e la statua della Vergine ne sono protagonisti.

Licata

Licata i riti della Settimana Santa, che sono vissuti con particolare devozione e partecipazione da parte dei fedeli, iniziano con la processione della Madonna Addolorata che si svolge il venerdì precedente la domenica delle Palme. La statua della Madonna Addolorata che viene portata in processione è al centro di un misterioso ritrovamento avvenuto verso la fine del XVIII sec. Un veliero, a causa di una tempesta, stava naufragando nel mare antistante il porto di Licata. I portuali licatesi accorsero in aiuto e notarono, all’interno della stiva, un grosso carico contenente la statua dell’Addolorata. Gli uomini del veliero, scampati al pericolo, ringraziarono la gente del luogo e decisero di partire, ma non riuscirono in quest’intento a causa di quel grosso carico che ne ostacolava la partenza. Così pensarono di donare ai Licatesi quella statua ritenuta miracolosa. Il venerdì mattina la Madonna, portata in spalla dalla Confraternita “Maria SS. Addolorata”, esce dalla propria chiesa (Santuario dell’Addolorata di Sant’Agostino) ed inizia la processione che si svolge lentamente tra le strade della città. Dopo una lunga sosta in piazza Progresso, davanti al Palazzo di Città, la Madonna raggiunge verso le ore 15,00 circa la Chiesa Madre, dove rimarrà tre giorni fino alla sera della domenica delle Palme. La sera della domenica delle Palme, alle ore 18,00, finita la celebrazione della S. Messa in Chiesa Madre, si riprende la processione che, a differenza del venerdì mattina, è molto lunga, percorre molte strade della città ed ha aspetti molto toccanti e mesti. Infatti intorno alla mezzanotte, dopo quasi sei ore di processione, la Madonna entra nella propria chiesa.

Molfetta

Molfetta il culto dell’Addolorata è legato essenzialmente al periodo quaresimale e alla Settimana Santa. Le celebrazioni dei Dolori di Maria si svolgono con la funzione del Settenario, dal penultimo venerdì all’ultimo giovedì di Quaresima in tutte le chiese cittadine. Per l’occasione ogni chiesa prepara il proprio simulacro dell’Addolorata. Le celebrazioni più seguite e più care ai molfettesi, sono quelle che si svolgono nella chiesa di Santa Maria Consolatrice degli Afflitti vulgo Purgatorio, nella quale viene esposta la statua che andrà in processione il venerdì di Passione. Le funzioni sono curate dall’Arciconfraternita della Morte, fondata nel 1613, caratterizzata dal tradizionale sacco nero e con l’effige del teschio con ossa incrociate. Alle ore 15,30 del venerdì di Passione prende il via la processione dell’Addolorata dalla chiesa del Purgatorio, accompagnate da due ali di confratelli recanti dei ceri e con in sottofondo le note delle marce funebri composte da autori locali. Il simulacro realizzato nel 1958 dallo scultore molfettese Giulio Cozzoli raffigura la Vergine con gli occhi rivolti al cielo, in uno sguardo supplichevole, impietrita dal dolore, ai piedi della croce, dalla quale pende la sindone disposta sul braccio corto in modo da formare una “M”. Sono visibili unicamente il volto, coperto da un lungo velo nero, le mani allargate in segno di sconforto, e i piedi. L’artista ha preso spunto dalla vecchia statua settecentesca portata fino ad allora in processione. Non mancano le effigie tradizionali quali il pugnale nel petto, il fazzoletto bianco tenuto in mano e lo stellario. Dopo otto ore lungo le vie della città, verso mezzanotte la processione ha termine. Il 15 settembre si svolge il tradizionale Settenario in onore della Vergine Addolorata, in cui il simulacro viene posto accanto all’altare e addobbato da fiori.

Morbegno (SO)

Una particolare devozione alla Madonna Addolorata è ancor oggi viva presso la Comunità Cattolica di Morbegno, antico ed elegante borgo porta della Valtellina. Il simulacro ligneo della Vergine Addolorata (sec. XVII/XVIII) è conservato, durante l’anno, presso l’altare dell’Addolorata nella chiesa dei Santi Pietro e Paolo nel cuore del centro storico cittadino, piccolo scrigno barocchetto ancor oggi amorevolmente e splendidamente mantenuto dalla confraternita ivi presente (intitolata al SS. Sacramento dal 1337).
Il culto all’Addolorata trova a Morbegno il suo apogeo durante la Settimana Santa quando la statua lignea viene spostata dalla chiesa dei Santi Pietro e Paolo e devotamente posta ai piedi del Catafalco ligneo (sec. XVIII) eretto all’interno dell’ampia aula dell’Insigne Collegiata di San Giovanni Battista per le solenni Celebrazioni del Venerdì Santo. La Collegiata morbegnese, fulgido esempio di barocco borrominiano e caratterizzata dalla splendida facciata rococò, accoglie dal giovedì Santo a tutto il venerdì Santo, la statua dell’Addolorata cui i fedeli accendono centinaia di candele in attesa di portarla in processione dietro l’urna del Cristo deposto la sera del venerdì Santo e scortata dai Pompieri in alta uniforme, dalla civica Banda e da innumerevoli fedeli provenienti anche da fuori provincia. Infine terminata la Processione “ufficiale” del venerdì Santo, un gruppo di fedeli devoti all’Addolorata accompagna la statua nuovamente nella chiesa dei Santi Pietro e Paolo in attesa di riportarla in Collegiata l’anno successivo. Questa tradizione ancora vivissima si protrae ai giorni nostri dalla prima metà del XVIII secolo.

Palese Macchie

Per Palese Macchie l’unica notizia storicamente accertata circa la devozione verso Maria venerata col titolo di Addolorata, riguarda la benedizione di un’effigie nel1859 e l’inaugurazione, il 31 marzo 1860 del piccolo altare a lei dedicato nella Chiesa Parrocchiale del 1846, ora demolita. Circa la processione, essa potrebbe aver avuto luogo già nel “venerdì che precede le Palme” di quello stesso anno; invece la statua, probabilmente la stessa del 1859 fu restaurata negli anni Cinquanta e nel suo ritorno a Palese fu riaccompagnata, con solenne processione, da Largo Renna verso la Parrocchia. Non si hanno notizie precise sull’anno di inizio della processione. Le uniche notizie certe si hanno circa la partecipazione dell’Effige alle prime processioni dei Misteri. La prima storicamente accertata, composta dall’Addolorata, dal Calvario e dal Cristo morto, risale alla Settimana Santa del 1901.

Pescara

A Pescara il culto partì dall’attuale frazione Pescara Colli (un tempo solo una foresta). Tra il XVI e il XVII secolo, secondo la leggenda, alcuni contadini ritrovarono un’immagine dipinta su una pietra, che raffigurava Maria trafitta da sette spade e col Figlio morto sulle ginocchia. I contadini portarono l’immagine nella vicina cappelletta, ma il giorno dopo la videro di nuovo dov’era comparsa e allora (pensando ad uno scherzo) la ricollocarono nella cappella. Intanto la notizia si era sparsa nei paesi limitrofi. Il giorno dopo, però, rividero l’immagine al suo posto originario, tra i cespugli, e allora riportandola nella cappella vi misero delle guardie notturne che si davano il cambio ogni ora.
Niente da fare: l’immagine si trovò ancora al posto dove era comparsa. Allora i fedeli capirono che la Madonna voleva rimanere lì e allora fu subito eretta nel luogo dell’apparizione una cappelletta dove sistemare l’immagine. Nel corso dei secoli la cappella s’ingrandì: nel ‘600 aveva un campanile e nell’Ottocento aveva assunto l’aspetto attuale. Nel secolo scorso venne proclamata Basilica Minore. Tra il XIX e il XX secolo, venne realizzata una statua della Madonna dei Sette Dolori, con un pesante vestito nero e ricamato d’oro, con tanto di corona e cuore trafitto da sette pugnali. La statua è portata in processione più volte l’anno: ai primi di giugno (quando ricorre la festa patronale), il 15 settembre, il venerdì santo (in quell’occasione, però, la Madonna viene vestita di un abito interamente nero) e il 12 maggio, giornata del Ringraziamento (perché ricorda un miracolo avvenuto nel 1863, quando la Madonna fece piovere dopo lunga siccità). Nel Santuario si conserva ancora l’immagine dipinta ritrovata dai contadini.

Pozzallo

Vergine Addolorata venerata a Pozzallo

La statua lignea dell’Addolorata, opera attribuita allo scultore Angiolini, fu fatta eseguire nel 1822 dal commerciante napoletano Vincenzo Falanca. Singolare è, però, l’arrivo della statua dell’Addolorata a Pozzallo. Si narra infatti, che solamante la Vergine, salvò il commerciante napoletano dal naufragio che distrusse il suo veliero nei pressi dellosbarcadero prossimo alla chiesa di Portosalvo. L’intrepido marinaio, per grazia ricevuta, offrì il prezioso simulacro che, giunto a Pozzallo via mare, fu sistemato nell’antica Chiesa di Portosalvo, sua dimora abituale e sacrale. Toccante è lapreghiera dei naviganti, recitata coralmente durante la partecipata processione del Venerdì Santo, che si snoda lungo le vie dei quartieri storici della città marinara.

La bellissima statua di legno policromo della Vergine Addolorata è l’immagine sacra più venerata dai pozzallesi e dai suoi marittimi che la invocano come protettrice, definita commoventissima per la precisione di dettagli con cui è stata scolpita: occhi grandi, spalancati verso il cielo come se invocasse l’Altissimo, bocca piccola e fessurata da cui traspare la dentatura, volto ovale accuratamente definito, mani giunte con dita intrecciate, che traducono il dolore sofferto.

San Severo

Il cuto dell’Addolorata risulta tra i più sentiti e praticati di San Severo, secondo solo a quello della Madonna del Soccorso, Patrona principale della città. Nel 1707un gruppo di nobili cittadini si riunì nella confraternita dell’Orazione e Morte stringendosi attorno al miracoloso affresco della Pietà, che, accoltellato da un empio nel 1557, sanguinò prodigiosamente. Nel 1730 i ricchi confratelli acquistarono il superbo manichino ligneo raffigurante la Vergine Addolorata, scolpito dall’eccellente artista sanseverese Sebastiano Marrocco, tra i migliori allievi del noto scultore Giacomo Colombo. Già negli anni ’30 del Settecento è attestata la processione penitenziale dell’Addolorata la terza domenica di ogni mese, e in particolar modo in Settembre. Dall’Ottocento il venerato simulacro prende parte ai riti della settimana santa: all’alba del Venerdì Santo avviene il tradizionale Incontro tra le statue della Madre Addolorata e del Cristo flagellato alla colonna, mentre alla sera la Vergine è protagonista della toccante ora della Desolata, durante la quale riceve le condoglianze dei fedeli attraverso il simbolico rito del bacia-mano.

Secondigliano

Secondigliano, quartiere alla periferia nord di Napoli, è presente un santuario dedicato all’Addolorata, per volere di san Gaetano Errico. In esso è custodita la statua lignea dell’Addolorata con angeli, scolpita nel 1835 da Francesco Verzella, che seguì in ogni piccolo particolare il progetto espostogli da san Gaetano Errico. La Madonna ha dimensioni naturali ed è seduta su una pietra ai piedi della croce su cui è stato crocifisso il figlio. Il suo volto è di una bellezza indescrivibile, pieno di dolore, ma al tempo stesso rassegnato, con lo sguardo fisso sulle sue mani poste sulle ginocchia con le quali precedentemente, stringeva il Cristo morto prima della sua sepoltura. Alla sua sinistra, c’è l’angelo consolatore e alla sua destra sono presenti i due angioletti della preghiera e del pianto. Ai piedi della Madonna sono presenti gli arnesi della passione: i chiodi, il martello, la corona di spine, le tenaglie e la lancia posta dietro la croce. L’Addolorata entrò in Secondigliano in quello stesso anno e tutti i secondiglianesi che accorsero per portarla processionalmente alla sua chiesa, appena videro il suo volto ne rimasero rapiti. San Gaetano Errico la presentò come la “mamma” di Secondigliano e invitò tutti a rivolgersi a lei con una confidenza senza limiti. Da quel giorno, viene chiamata ” Madonna di don Gaetano”. Oggi la sua processione si svolge la seconda domenica di settembre, specialmente sentita dopo la canonizzazione di don Gaetano Errico, che i concittadini sono soliti chiamare “o Superiore”. Dietro la statua della Madonna, è presente una lunghissima fila di fedeli che l’accompagna per le vie del quartiere per più di cinque ore e al suo passaggio tutti i balconi sono adornati con palloncini colorati, bandierine bianche e gialle, lumini e statuine o immagini dell’Addolorata e di san Gaetano Errico. Nel giorno della sua processione, della sua festa liturgica che cade il 15 settembre, della processione dei santi Cosma e Damiano (protettori del quartiere dal XVII secolo), della festa liturgica di san Gaetano Errico che cade il 29 ottobre e della sua processione che si svolge l’ultima domenica di ottobre, Secondigliano assume un’aria di grande festa e di grande gioia, che rimane nei cuori dei loro devoti durante tutto l’anno.

Serradifalco (CL)

L’Addolorata è la compatrona del paese e viene festeggiata la terza domenica di settembre ed oltre ad essere la compatrona è anche la protettrice dei minatori, a tal proposito la quarta domenica di settembre (per L’Ottava) l’Addolorata viene portata in processione verso la cappella di Marici, a Lei dedicata, che dista circa un chilometro dal centro abitato, dove nel secolo scorso tutti i minatori prima di recarsi al lavoro si fermavano in preghiera affinché la Madre celeste li proteggesse dai vari pericoli che il lavoro in miniera comportava.

Taranto

Madonna Addolorata che si venera nella chiesa di San Domenico in Taranto

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi le voci Confraternita di Maria Santissima Addolorata e San Domenico di Taranto e Settimana Santa di Taranto.

La processione dell’Addolorata durante la settimana santa.

Questa processione parte alla mezzanotte tra il giovedì e il venerdì Santo dalla chiesa di San Domenico Maggiore portando la statua della Madonna Addolorata, e procede per le strade del Borgo Antico e poi del Borgo Nuovo secondo il seguente percorso:

Chiesa di San Domenico Maggiore – Pendio San Domenico – Piazza Fontana – Via Garibaldi – Discesa Vasto – Ponte Girevole – Via Archita – Via Margherita – Via Cavour – Via Anfiteatro – Via Berardi – Piazza Maria Immacolata – Sosta nel Monastero di Maria SS. Immacolata – Via D’Aquino – Via Margherita – Ponte Girevole – Piazza Castello – Via Duomo – Chiesa di San Domenico Maggiore.

I confratelli, che procedono a ritmo lentissimo accompagnati dalle marce funebri, sono vestiti con l’abito tradizionale che si compone di: un camice bianco stretto in vita e sui polsi; un rosario nero appeso in vita con medaglie sacre ed un crocifisso, pendenti sulla destra del camice; una cinta di stoffa nera bordata di bianco con quattro fasce alle cui estremità sono applicate due nappe, pendenti sulla sinistra del camice; una mozzetta nera bordata di bianco, abbottonata sul davanti e con una piastra di metallo raffigurante l’Addolorata; un cappello nero bordato di bianco, appoggiato sulle spalle e fissato in vita con un nastro che viene fatto passare attraverso un’asola che si trova nell’abbottonatura della mozzetta; un cappuccio bianco con due forellini all’altezza degli occhi; una corona di sterpi poggiata sul capo; calze e guanti bianchi; scarpe nere con coccarde di nastro bianco e bottone nero applicati su di esse. La processione è composta dalla Troccola, strumento che apre la processione, le Pesàre che rappresentano le pietre scagliate verso Gesù, la Croce dei misteri, la Terza Croce, la Seconda Croce, La Prima Croce, il Trono, l’Addolorata. È accompagnata da due bande che suonano marce funebri. Vi sono inoltre quattro coppie di poste prima dei Crociferi e due prima del Trono, nonché due Mazze che hanno il compito di mantenere ordinata la processione e di sostituire i confratelli in caso di necessità:

  • La Troccola
  • Banda
  • Pesàre
  • La Croce dei Misteri
  • Coppie di poste (4)
  • La Terza Croce
  • Coppie di poste (4)
  • La Seconda Croce
  • Coppie di poste (4)
  • La Prima Croce
  • Coppie di poste (2)
  • Il Trono
  • L’Addolorata
  • Banda
  • Mazze (3)

La processione rientra nella chiesa di san Domenico Maggiore nel pomeriggio del venerdì Santo attorno alle ore 14:00, dopo quattordici ore di cammino.

Diffusione del culto nel mondo

Dovunque nel mondo dove c’è una chiesa cattolica c’è spesso un’immagine che può essere associata alla Vergine Addolorata. Infatti la si può trovare in forma didipintoaffrescostatua, o bassorilievo nella via Crucis, nella Via Matris, in una Cappella, in un altare, sulle pareti della chiesa o in un oratorio. Tra le immagini più frequenti si trovano quella tipica dell’Addolorata ma anche quella della Pietà, della Crocifissione o della Deposizione dove Maria è spesso con san Giovanni evangelista.

Il suo culto è presente in tutti i paesi europei. L’Addolorata è patrona della Slovacchia. Inoltre il culto è diffuso nelle terre di immigrazione come ad esempio inAustraliaStati Uniti e nel Canada di lingua francese.

Le processioni collegate alla Settimana Santa sono caratteristica soprattutto di SpagnaPortogallo e Italia del sud, e dei luoghi di loro emigrazione. Infatti si trovano soprattutto in: BrasileColombiaCosta RicaGuatemalaHondurasMessicoNicaraguaPerùFilippineVenezuela e Malta, ma anche negli Stati Unitie in Canada.

Molto importante è il ruolo delle confraternite, soprattutto nelle aree di influenza spagnola, nello sviluppo e nella conservazione del culto dell’Addolorata soprattutto durante la Settimana Santa.

Il culto dell’Addolorata in Europa

Il culto dell’Addolorata dall’Italia si e diffuso inizialmente soprattutto per opera dei Serviti, ma anche di altri ordini religiosi ed in particolare dei francescani, in tutti i paesi europei a cominciare dalla Germania e poi ha avuto uno straordinario sviluppo in Spagna. I serviti sono presenti e hanno portato il culto dell’Addolorata in:AlbaniaAustriaBelgioFrancia, Germania, InghilterraIrlanda, Italia, Repubblica Ceca, Spagna e Ungheria.

Europassion e la Settimana Santa

L’Addolorata è quasi sempre presente nelle processioni della Settimana Santa dando luogo agli intrecci più diversi. L’Europassion, con sede a Nantes in Francia, riunisce 78 località del vecchio continente, che intendono annunciare il messaggio di Cristo e far meglio conoscere le pagine più significative del Vangelo attraverso rappresentazioni sceniche della sua Passione ma anche a mezzo di stampa e filmati che arrivano in ogni parte del mondo tra cui: Inghilterra, Canada, Stati Uniti, Argentina ed Australia. Vi aderiscono località dell’Austria, Belgio, CroaziaFinlandia, Francia, Germania, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca,Romania, Spagna, Svizzera e per l’Italia le località di: BarileCantianoCiancianaCiconiccoErtoGrassinaGinosaJerago con OragoLizzanoMaenza eSezzeMontefoscoliOriaPove del GrappaRomagnano SesiaSordevolo e Torre Santa Susanna.

Il culto dell’Addolorata in America

L’America e terra d’immigrazione dove molto diffuso e il culto a Maria in particolare quello della Madonna di Guadalupe e quella di Quito. In numerose località la Vergine Addolorata e venerata secondo immagini, processioni e riti ripresi dai paesi di origine degli abitanti, ma anche per opera di numerosi ordini religiosi tra cui i Serviti presenti in: ArgentinaBoliviaBrasileCanadaCileColombiaMessicoStati Uniti e Uruguay.

Il culto dell’Addolorata in Africa

I missionari hanno portato la venerazione della Madonna Addolorata in Africa ma l’impulso più consistente viene dalla sua apparizione nel Ruanda. I Serviti sono presenti e hanno portato il culto dell’Addolorata in: Repubblica Democratica del CongoMozambicoSudafricaSwaziland e Uganda.

Il culto dell’Addolorata in Asia ed Oceania

In Asia ed Oceania importante è il ruolo degli ordini religiosi ed in particolare dei Serviti presenti in: AustraliaBirmaniaFilippine e India e dei francescani.

Le raffigurazioni

Numerose sono le statue, a volte con gli arti mobili, della Vergine Addolorata con i simboli tradizionali, utilizzate nelle processioni della Settimana Santa e della sua festa. Ma sono anche molto diffusi i dipinti e gli arazzi.

Inoltre nel corso del Trecento si diffuse nell’Europa centrale di lingua tedesca un nuovo soggetto iconografico, noto con il nome di Vesperbild. La parola significa letteralmente immagine del tramonto, o del vespro, e sta ad indicare una serie di piccole sculture in legno dipinto, in gesso o in terracotta, che rappresentano la Madonna seduta che sostiene, sulle proprie gambe, il corpo esanime e irrigidito di Gesù, morto la sera del venerdì santo. Questa rappresentazione non è riconducibile ad alcun racconto presente sui Vangeli, né, eventualmente, sui testi apocrifi che narrano le vicende della vita di Cristo. Una invenzione, dunque, o più semplicemente una interpretazione popolare di ciò che verosimilmente potrebbe essere accaduto subito dopo la deposizione di Gesù dalla croce: i testi sacri narrano che al momento della crocifissione e della sepoltura la Madonna era presente accanto al proprio Figlio.

Dai Vesperbild nacque infatti il tema iconografico, noto col nome di Pietà, che numerosi maestri del XVI secolo dipinsero. La più famosa è senz’altro la Pietà di Michelangelo Buonarroti, che scolpì in un bianco blocco di marmo di Carrara, custodita in una cappella della basilica di San Pietro a Roma.

Una rappresentazione della Vergine Addolorata, è la statua lignea in stile barocco scolpita nel settecento dall’artista sanseverese Sebastiano Marrocco per la nobile Congregazione dei Morti.

Note

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http://www.margheritadisavoia.com/parrocchie/parrocchia-beata-maria-vergine-addolorata.html

Bibliografia

  • Eugenio M. Casalini, osm. La Madonna dei Sette Santi, Edizioni Marianum, Roma 1990.
  • Con Maria accanto alla Croce, lettera del priore Generale dei Servi di Maria, Roma, 9 agosto 1992.
  • Luciano Folpini – Storia di una lunga fede. Il culto della Vergine Maria attraverso i secoli. Edizione Kairòs 2009, parrocchia di Gavirate

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Published in: on settembre 15, 2011 at 7:39 am  Lascia un commento  
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